Mentre l’autobus avanzava lentamente sulla strada asfaltata da poco, Eva dormiva come un uccellino. All’ultima curva la testa le cadde improvvisamente in avanti. Vedendo il segno che aveva lasciato sul finestrino, lo pulì subito con il braccio. Doveva lavarsi i capelli. Erano ormai tre giorni che non dormiva in un letto comodo né faceva una doccia con acqua calda. Non aveva la forza di lamentarsi. Inoltre, dopo essere uscita dall’aeroporto, aveva perso la valigia. Sapeva chi l’aveva rubata, ma per non mettersi nei guai era rimasta in silenzio. Vide qualche casa sul lato destro della strada. Si sentì emozionata. Il viaggio stava per finire. Sentiva che una nuova vita l’aspettava. Forse gli oggetti del suo passato l’avevano abbandonata di proposito. Pensò ai pantaloni che le dicevano: “Evacık, lasciaci nel tuo passato” e a un maglione che la supplicava: “Eva, sono diventato troppo vecchio, voglio andare in pensione”. Mentre sorrideva lievemente, il labbro inferiore le si abbassò. Anche ...